I tagli

Quando io mi siedo davanti a uno dei miei tagli, a contemplarlo, provo all'improvviso una grande distensione dello spirito, mi sento un uomo liberato dalla schiavitù della materia, un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro.

Lucio Fontana

Lucio Fontana trova nei Concetti spaziali l'espressione più nota e iconica dello spazialismo. Queste opere pittoriche, che sono state realizzate a partire dal 1958, presentano uno o più tagli, netti e regolari, operati con l'intento di oltrepassare la superficie della tela. I primi lavori di questo ciclo hanno la superficie ricoperta quasi sempre da aniline, sostituite dall'idropittura nel corso dell'evoluzione di questo tipo di opere.

I tagli sono stati interpretati, nel corso del tempo, anche in modi "fantasiosi" e del tutto privi di senso. Su un noto portale dedicato all'arte ed alla cultura si trova perfino un riferimento all'amplesso. Bene, tutto aveva in mente Fontana tranne che l'amplesso. Ricostruire il pensiero di Fontana non è difficile, perché è un artista che ha scritto molto e ha rilasciato numerose interviste.

Lucio Fontana voleva andare oltre, andare dietro. Con i suoi tagli non cerca di rappresentare cosa può esserci dietro la tela, ce lo mostra, tagliando fisicamente il supporto, un ostacolo nello spazio. Fontana ci porta al di là. Taglia la tela rivelando ciò che c'è dietro: l'infinito, quello che va oltre la forma e che tutti gli artisti hanno cercato di rappresentare. È il superamento dei limiti imposti dalla superficie pittorica stessa, la ricerca di una quarta dimensione. Il raggiungimento dello spazio "Cosmico", quello appunto al di là, che supera i limiti dettati dalla materia. La volontà di mostrare quell'oltre tanto ricercato nell'arte, senza tuttavia dare una risposta. Il fondo sul retro del taglio è nero. Rimane quindi ciò che è definito dal titolo di questo ciclo di opere: "Concetto Spaziale/Attese", un concetto sullo spazio, l'attesa di quello che c'è dopo.

I tagli rappresentano quindi l'espressione più famosa dello Spazialismo, quella che ha reso celebre Fontana nel mondo. Dal punto di vista prettamente tecnico, la loro realizzazione è tutt'altro che semplice. La sicurezza del maestro nell'incidere la tela era imparagonabile. In ogni caso, Fontana era solito scrivere frasi ironiche dietro alle sue tele per evitarne la contraffazione.

Frasi come "Voglio bene a Teresita", "è venuta a trovarmi Martha Jackson", "Domani farà freddo", "Possibile che gli uomini politici non comprendano", "Nel 1906 quando arrivai a Milano c'erani i tram a cavalli", "Blek, addio per sempre", "Sono ancora tanto triste ciao Blek, "Aspetto il giardiniere dell'anima", "Incomincio a essere stanco di pensare", riguardanti accadimenti di tutti i giorni, riflessioni, sentimenti, ricordi, appaiono sul retro delle sue opere, che invece non venivano datate.

Per approfondimenti su queste opere, visita la pagina dedicata alle convinzioni errate più comuni riguardanti Lucio Fontana ed i tagli.