Tra la fine e l'inizio dell'anno è chiamato da Edoardo Persico ad allestire una sua personale alla Galleria del Milione, dove presenta una produzione ancora divisa tra scultura in bronzo e scultura colorata. Approfondisce l'impiego della terracotta e del colore, in particolare l'oro nella scultura, mentre procede con la realizzazione di tavolette di gesso e di cemento pigmentato graffite e talora dipinte ad una semplificazione dell'immagine e del modellato. Alla fine di questo anno espone sempre al Milione, oltre alle terrecotte colorate, i bozzetti per la dirompente Vittoria del 1930 in gesso dipinto e dorato, che tradotta in bronzo sarà poi riutilizzata da Giuseppe Terragni nel Monumento ai Caduti di Erba, andato distrutto.
Continua la fase di sperimentazione antinaturalistica e astratta con le tavolette graffite, ritratti in terracotta policroma e opere di portata monumentale che fanno emergere la distanza dall'esangue Novecento, come palesa il Campione olimpionico o Atleta in attesa, un gesso colorato, che dissolve la scultura nella pittura.
Espone ancora alle mostre sindacali milanesi d'ambito regionale e nazionale. Inizia alla fine di questo anno la produzione di sculture in ceramica. Emerge sempre di più l'accento espressionista della suo lavoro, rispetto la componente lirica ed emozionale di Arturo Martini, rivelando l'interesse per la germinazione e generazione organica della forma che la critica ha individuato come componente fenomenologica dell'opera dell'artista.
Esegue delle sculture non-figurative bifacciali in bronzo, cemento, unitamente a sculture in filo di ferro e argilla che svolgono una sorta di linea a spirale nel vuoto dello spazio e ancora tavolette graffite essenziali. Entra in relazione con il teorico dell'astrattismo italiano Carlo Belli e stringe rapporti sodali con gli artisti della Galleria del Milone, fra gli altri: Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi. Gli viene assegnato il Premio Tantardini per la scultura nell'ambito della V Mostra del Sindacato Interprovinciale Lombardo con Il Fiocinatore o Pescatore, in gesso colorato, dorato e argentato: una figura ad altezza naturale per la quale posa Gianni Clerici, ideata per il concorso di una fontana per il mercato del pesce a Milano.
L'inizio dell'anno si apre con la personale di sculture astratte alla Galleria del Milione, dove espone in prevalenza opere in cemento compiute l'anno precedente. Nel mese di marzo con gli artisti del Milione firma il manifesto della Prima mostra collettiva di Arte Astratta Italiana che si tiene nello studio torinese di Felice Casorati e Enrico Paulucci; con alcuni artisti vicini a Persico aderisce al movimento parigino Astraction-Création. Alla fine dell'anno inizia la sua attività di ceramista ad Albisola. Si trasferisce con lo studio e l'abitazione in via Guglielmo Pepe, in una casa progettata dagli architetti Terragni e Lingeri.
Nella manifattura Giuseppe Mazzotti ad Albisola, luogo d'incontro di artisti tramite Tullio d'Albisola (al secolo Tullio Mazzotti, secondogenito di Giuseppe), realizza ceramiche e sculture in grès, anche di ragguardevoli dimensioni, per architetti che gestiscono le commissioni. La materia colorata è frammentata in forme naturalistiche e in particolare il tema del fondo marino, che svilupperà principalmente a Sèvres, è declinato in infinite varietà, con l'impiego di colori e di neri bituminosi variamente cangianti. A fine anno esce postuma, a Milano, la prima monografia di Fontana scritta da Edoardo Persico, da poco scomparso.
La situazione di chiusura milanese e la scarsità di commissioni lo inducono a recarsi in Francia, anche in vista dell'apertura dell'esposizione parigina, dove è presente con la scultura Italia per il coronamento del padiglione italiano e con alcune ceramiche. Apre uno studio in rue Ernest Gresson 18, nel XIV Arrondissement. Frequenta Lionello Venturi, in esilio a causa del regime fascista, incontra Juan Miró, Tristan Tzara, Costantin Brancusi. In autunno tiene a Parigi una mostra, espone le ceramiche a gran fuoco e in grès realizzate nel soggiorno a Sèvres. Giungono i primi riconoscimenti internazionali della critica.
Rientra in Italia, s'intensifica l'attività di ceramista in Liguria, sostenuta dall'artista Tullio d'Albisola. Il tema della natura morta è ulteriormente indagato ma anche quello del ritratto, in un sempre mutevole gioco di forme e di colori che frantumano la plastica monumentale a favore della dialettica fra materia e spazio, come palesano le sculture in mosaico di questo periodo. Marinetti nel suo manifesto futurista Ceramica e aeroceramica menziona Fontana come ceramista "astratto". Per l'ingresso della casa ideata da Giancarlo Palanti in via Panizza 4, a Milano, realizza la scultura in grés smaltato Torso italico, ora in collezione privata milanese. Abita in via Plinio, trasferisce poi il suo studio in via Boccaccio 25.
Continua il lavoro di ceramista ad Albisola, presso la manifattura "Giuseppe Mazzotti". Entra in contatto con il gruppo di Corrente e prende parte alla seconda mostra della compagine milanese nel mese di dicembre. Argan, Morosini, Giolli e Carrieri si occupano con articoli del suo lavoro.
In primavera, accogliendo le richieste del padre, s'imbarca da Genova per l'Argentina; ferma le sue impressioni in un Diario di viaggio, tuttora inedito. Lavora in diverse città, ma è soprattutto a Rosario de Santa Fe che è attivo per il concorso al Monumento Nacional a la Bandera, che gli fa ottenere il secondo premio. L'entrata in guerra dell'Italia gli impediscono il ritorno a casa, resta in Argentina e si stabilisce nella vecchia abitazione di Calle Rioja 2070. Lavora come scultore prevalentemente figurativo in un ambiente che ritiene privo di stimoli. Realizza opere come Mujer con màscara, Descanso, La mujer del marinero, Donne al balcone, che si caratterizzano per un assottigliamento delle figure e una referenzialità alla plastica di tradizione impressionistica più che naturalistica lombarda. Dall'inizio dell'anno lavora a ritratti a tutto tondo e mosaico, con la ditta "Giorgio Grapputto" di Milano realizza una gigantesca testa di Medusa, bifacciale, che palesa tensioni neobarocche.
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