In seguito alla morte del fratello Delfo (avvenuta nel 1920) si trasferisce in Argentina con i congiunti, intraprende una avventurosa esistenza come gaucho nei ranchos e un'attività di commercio dei marmi italiani che poi abbandona per collaborare all'azienda famigliare.
Il primo riconoscimento pubblico, conseguito con la partecipazione a un concorso per il rilievo commemorativo a Louis Pasteur, per la facoltà di medicina dell'Università Nazionale del Litorale, lo porta a maturare la scelta di fare della scultura la sua professione artistica. Con il ritiro del padre dall'attività entra come socio nella nuova ditta "Fontana, Scarabelli, Cauterio y Cia" di Rosario, dove apre uno studio con il pittore Julio Vanzo.
Con Melodías, studio di un volto femminile, esordisce all'VIII Salon de Bellas Artes di Rosario de Santa Fe.
Ottiene un premio al I Salon de Artistas Rosarinos con il Ritratto di Juan Zocchi in gesso patinato; vince il concorso per una scultura commemorativa dell'educatrice Juana Elena Blanco da collocare nel cimitero di El Salvador. Lavora prevalentemente con gessi che traduce talora in bronzo; la sua plastica fino agli anni trenta ha come referenti Maillol, Archipenko, Zadkine.
Torna in Italia a metà anno e si stabilisce a Milano, dove frequenta il primo anno di scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera, la cui cattedra è tenuta da Adolfo Wildt. Al termine del medesimo anno è promosso alla classe quarta per l'anno accademico 1928-1929.
Inizia a partecipare alle mostre sindacali. Abita in una casa studio di due stanze, in via General Giuseppe Govone 27, collabora con una Madonna ad una commissione funeraria del cugino architetto Bruno Fontana.
Esegue dei bassorilievi funebri nel Cimitero Monumentale di Milano. Partecipa alla II Mostra del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti di Lombardia con Dormiente, un'opera che Edoardo Persico giudicherà del "più puro stile novecentista", e all'Exposición Internacional de Barcelona con Testa di ragazza che ottiene una menzione. Attraverso Fausto Melotti entra in contatto con il gruppo milanese dei giovani architetti razionalisti.
Si diploma in scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera con l'opera wildtiana El auriga. È ammesso alla XVII Biennale di Venezia, dove è commissario Wildt, con le sculture Eva del 1928 e Vittoria fascista del 1929. Le ascendenze di Maillol e di Archipenko confluiscono in questi lavori, che intrecciano così la forza plastica figurativa del primo, con la sintesi formale avanguardista del secondo. A fine anno partecipa alla collettiva Studi di artisti lombardi noti e giovanissimi nella Galleria del Milione, dove espone l'ingombrante e antigrazioso Uomo nero, un gesso ricoperto di catrame, criticato da Wildt per il primitivismo espressionista. Si trasferisce nello casa-studio milanese di via Edmondo De Amicis. Conosce Teresita Rasini, che diventerà sua moglie nel 1952.
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